ROMA- E’ diventato ormai un piacevole argomento per i salotti televisivi. L’impegnativo annuncio del Premier Renzi (“Toglieremo le slot dai tabaccai?”) è un preludio al disarmo dell’azzardo? Per il momento tante promesse ma nessun passo in avanti per rimuovere i tanti record mondiali collezionati dall’Italia in questo campo e che proviamo a riassumere. Maggior numero di videolottery diffuse tra i cinque continenti, densità record nel rapporto tra popolazione e numero di macchinette diffuse sul territorio, primato nella pandemia del gioco d’azzardo patologico nella popolazione. I vari sottosegretari che si sono prodigati a fornire rassicurazioni (Giorgetti, De Micheli, Baretta) in realtà sembrano dei commis d’affair solo preoccupati di non far mancare agli incassi di Stato un solo euro in meno rispetto a quanto preventivato in bilancio, una tassa fissa sulla dipendenza. In soldoni otto miliardi di euro all’anno. Tutto quello che è stato promesso non si è verificato perché l’azzardo è una lobby forte, stazionante in Parlamento. Lottomatica, nelle sue varie diramazioni (IGT, Gtech) e Sisal, multinazionali nello specifico tra le prime cinque al mondo, hanno un fatturato che è paragonabile al Pil di un piccolo stato del mondo. Figurarsi se deflettono dalla politica speculativa che le ha sempre contraddistinte. Così la richiesta che viene dalle associazioni e dalle campagne in rete (Mettiamoci in gioco) vengono puntualmente disilluse. Basterebbe un minimo di iniziativa politica per vietare tout court la pubblicità senza limitazioni generaliste o di orari. Ma naturalmente per firmare le risorse occorre una volontà politica, una serietà di intenti che non è rintracciabile nell’attuale mainstream coalizzativo.
Daniele Poto
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