ROMA-Il pianto finale e l’urlo disumano a scaricare la tensione; Roger Federer è tornato dopo un infortunio lungo sei mesi e lo ha fatto nel migliore dei modi, addirittura vincendo il primo Slam della stagione, gli Australian Open, Slam numero 18 in carriera, l’ultimo dei quali Wimbledon 2012, quattro anni e mezzo fa. Il “vecchietto”, come lo hanno denominato più volte per via delle sue 35 primavere e del fatto di essere uscito dalla top ten dopo 14 anni (infatti era la 17ma testa di serie del torneo), ha avuto la forza fisica di riemergere vincendo tre incontri al quinto set, col giapponese Nishikori agli ottavi, con il connazionale Wawrinka in semifinale e con l’altro risorto Nadal in finale, l’eterno rivale, una delle never ending story del tennis mondiale, con gli scontri diretti (35 sfide in tutto) 23-12 per Nadal, 13-2 sul rosso e 3-0 in Australia. Ma proprio nella finale contro l’iberico, anch’egli tornato sugli scudi dopo un lungo periodo di black out fisico e mentale, Federer ha dato il meglio di sé. Nel primo set il break dello svizzero di Basilea arrivava al fatidico settimo game per un classico 6/4. Poi Nadal tirava fuori gli artigli e, nella seconda frazione, si issava 4-0 per pareggiare i conti per 6/3. Nel terzo ecco la reazione, netta e decisa, di Federer; un 6/1 allo spagnolo che non lasciava attenuanti. Ma la tenacia di Nadal ha fatto sì che il maiorchino strappasse il servizio alla svizzero nel quarto gioco per vincere il quarto set 6/3 e portare Federer al quinto. Anzi, Nadal aveva un break di vantaggio (2-1) e lo svizzero aveva chiesto, al cambio di campo, l’intervento del medico per un dolore alla gamba destra. Il Flinders Park di Melbourne tirava il fiato, il Campione riprendeva posto e zac, match girato, 5-3 e servizio e, al secondo match point, la vittoria, l’ennesima di una carriera che non vuol concludersi. E se Murray e Djokovic non si riprendono presto, senza acciacchi Federer e lo stesso Nadal hanno dimostrato che ci sono ancora e sono competitivi.
Andrea Curti
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