85392_genzano_di_roma_cinemaROMA-È passato un anno. Il viaggio del film documentario “Fuocoammare”,
diretto da Gianfranco Rosi partiva da Berlino nel migliore dei modi,
grazie alla consegna dell’Orso d’Oro 2016. Dalla capitale tedesca, il
percorso ha attraversato ogni angolo del mondo e i riscontri sono
stati positivi di paese in paese. Tra un complimento e una standing
ovation, una spettatrice speciale, Maryl Strep, ha dichiarato che
“Fuocoammare” avrebbe vinto l’Oscar e che sarebbe stata disposta a
tutto pur di proporlo negli Stati Uniti. Sembravano solo parole, oggi
invece ci sono tutte le condizioni perché il sogno diventi realtà. La
storia di Lampedusa, del suo mare e delle vicende riguardanti i
migranti, sarà il 26 febbraio a Hollywood per la conclusiva e più
importante tappa del suo viaggio: la Notte Degli Oscar. L’opera
concorrerà insieme ad altri prodotti cinematografici: “I am not your
negro”, “O.J. Made in America”, “13th” e “Life animated”.
Per questa 89ma edizione, “La La Land” di Damien Chazelle, ha già
l’onore di aver battuto il record delle candidature, arrivando a ben
14 nomination. Ryan Gosling ed Emma Stone sono già vincitori in
partenza del premio in palio al miglior attore e la miglior attrice
protagonista. Insieme a loro anche Mel Gibson con il suo “Arrival”,
potrebbe aggiudicarsi la statuetta del miglior regista. 5 candidature
per “Manchester by the sea” (miglior film, miglior regia, miglior
attore protagonista, non protagonista e migliore attrice non
protagonista) e per la “Florence” interpretata da una strepitosa Maryl
Strep. L’attrice che il presidente americano aveva definito “una delle
attrici più sopravvalutate” è oggi la detentrice del record per il
maggior numero di nomination, salendo a quota 21.
Non potevano mancare come ogni anno le polemiche. Questa volta la
causa è l’improvvisa e inaspettata esclusione di “Silence”, l’ultimo
lavoro diretto da Martin Scorse. Un prodotto che ha diviso pubblico e
critica, dedicato alla ricerca della fede, tratto dal libro “Silenzio”
dello scrittore giapponese cristiano Shusaku Endo. Qualcuno l’ha
definita la sua opera più sentita, qualcuno un capolavoro, ma anche
troppo impegnativo. Sfortunatamente per i più curiosi, non sarà in
concorso.

Eugenio Bonardi