COPPA-DAVIS--Fabio-Fognini-si-arrende-ad-un-passo-dal-quinto-set.-Delbonis-porta-l´Argentina-in-semifinale-img33852_668ROMA-Con il torneo olimpico alle porte, gli azzurri di tennis danno segni di risveglio dopo 8 mesi tra infortuni, alti e bassi, matrimoni e chiacchiere varie. Era dal 1977 che due giocatori italiani non vincevano in contemporanea due tornei (Barazzutti a Charlotte e Bertolucci a Firenze); l’impresa è firmata Paolo Lorenzi e Fabio Fognini i quali sono comunque stati agevolati da tabelloni ed eliminazioni propizie, dal momento che il giocatore più avanti in classifica sconfitto è il portoghese Elias, numero 72 del mondo. Lorenzi, romano di nascita ma senese di adozione, alla tenera età di 34 anni e 7 mesi ha visto coronare il sogno di vincere un torneo ATP, sul rosso di Kitzbuhel in Austria, successo meritato per l’abnegazione che l’azzurro mette sempre in campo da quando è passato pro (2003) . Lorenzi si è costruito la sua classifica, best ranking numero 41 del mondo, emergendo per lo più dai challenger (quest’anno vittoria a Canberra e Caltanissetta) ma anche grazie a piazzamenti importanti nei tornei del circuito superiore. come dimostra la finale agli Open di Colombia e la semifinale a Quito in Ecuador. Canberra a parte, tutti tornei sulla terra, a dimostrazione di come all’italiano piaccia pedalare e forte sul rosso. Fognini è un discorso a parte, vuoi per l’età più giovane (29) vuoi per i diversi mezzi tecnici a disposizione del ligure, che sono superiori rispetto a Lorenzi (benché quest’anno il senese lo abbia battuto a Montecarlo, ma per Fognini era il primo match dopo oltre due mesi di inattività per infortunio agli addominali). L’andamento altalenante del ligure è il suo tallone di Achille, ovvero è in grado di esaltarsi in alcune occasioni (vedi contro Murray in Davis o più volte contro Nadal) e di innervosirsi perdendo da emeriti sconosciuti. Insomma, la volubilità caratteriale è il vero avversario di Fognini, risalito al numero 33, il cui matrimonio con la Pennetta in questo senso non può che far bene. Ma c’è un altro matrimonio (sportivo) che s’ha da fare, è quello tra Roberta Vinci e Sara Errani, richiamate da Coni e Federazione a lasciar da parte i rancori di un anno e mezzo di separazione consensuale per affrontare al meglio il torneo olimpico di Rio, nella speranza che i titoli in carniere da 22 passino a 23 con una medaglia per l’Italia. Il “rendez-vous” tra le due si avrà oggi, addirittura in diretta su Supertennis, nell’Open del Canada, ultimo appuntamento prima di Rio. La domanda sorge spontanea: per ritrovare l’affiatamento non servono più partite?

Andrea Curti