ROMA-C’è un clima di attesa a Roma ma non bisogna attendere né il Messia, né un “marziano nella capitale”. E’ stata semplicemente eletta Virginia Raggi, una sindaca che avrà bisogno dell’aiuto di tutti per governare una città largamente ingovernabile. Utilizzando la metafora del calcio (“Il miglior allenatore è quello che fa meno danni alla squadra in cui opera”) si potrà dire che la nuova arrivata potrà risolvere solo una piccola parte del pregresso che si quantifica nello scontro coi poteri forti (quelli con il pallino fisso della cementificazione dell’organizzazione dell’Olimpiade 2024), della burocrazia immobile e soprattutto in tredici miliardi di deficit emerso, passivo che i romani pagano tutti i giorni con le più alte tasse d’Italia vedendosi mal ripagati dal livello dei servizi sociali (segnatamente immondizia, solo virtualmente differenziata e trasporto pubblico). Intanto appare un’ottima scelta quella come assessore di Paolo Berdini, un architetto che ha sempre criticato il via libera ai Caltagirone e ai Toti, il varo di un piano regolatore occulto (assai poco regolatore, vero Morassut, vero Veltroni?). E che fine farà Giachetti? Crediamo fermamente che non dedicherà neanche un minuto ai problemi di Roma a cui fingeva di appassionarsi fino a qualche minuto prima ma tornerà alla più comoda e lucrativa mansione di vice-presidente della Camera al ritmo di 20.000 euro al mese. Come è noto sono in tanti ad amare Roma per puro spirito di corpo. Con buona pace degli attivisti in buona fede e in chi ha creduto alla mission. Per ora è facile promettere “opposizione pura e dura”.
Daniele Poto
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