Mentre Federica Pellegrini arriva terza nella sua batteria di semifinale col tempo di 1’55”42 e domani (ore 3.20) lotterà per l’oro nella finale dei 200 stile libero, un altro Agassi si è fatto vivo ma non si tratta di tennis bensì di un tiratore: “Odiavo questo sport, facevo fatica a divertirmi, ma il motivo vero è che grazie a questo sport sono stato più tempo col mio babbo”. Niccolò Campriani da Sesto Fiorentino ha portato il terzo oro all’Italia dalla carabina 10 metri, e lo ha fatto con una rimonta strepitosa in finale, dove si era presentato alla grande totalizzando 630.2 punti che gli sono valsi il record olimpico. Campriani, argento a Londra 2012, ha trionfato con 206 punti, davanti all’ucraino Kulish con 204.6 e il russo Maslennikov con 184.2. Il “tiratori day” è completato dal quasi oro del veterano della spedizione azzurra, quel Giovanni Pellielo da Vercelli alla settima olimpiade consecutiva (bronzo a Sydney, argento ad Atene e Pechino) cui il metallo più prezioso sembra stregato. Entrato anche lui in finale del tiro a volo fossa olimpica col punteggio più alto, Pellielo ha combattuto fianco a fianco col croato Glasnovic ma un errore al quarto tiro di spareggio ne ha vanificato il gradino più alto del podio. Ma è una gioia lo stesso. Così come il Settebello di Campagna che regola 11-8 la Francia dei naturalizzati macedoni (Kovacevic su tutti) e vola a vele spiegate nei quarti. Gli azzurri sono stati bravi nel primo tempo a sfruttare tutte le superiorità numeriche (3-1, 4-2) mentre l’allungo vero e proprio si è avuto nel secondo quarto quando da 4-3 l’Italia è passata 7-3 e chiuso 8-4. La piccola reazione dei francesi si è fermata all’8-6, poi bomber Aicardi (4 gol in partita) ha fatto la differenza e gli uomini di Campagna hanno finito per imporsi 11-8. Restiamo negli sport di squadra. I sospiri lunghi e sconfortanti del cittì Bonitta sono stati eloquenti; le sue ragazze hanno subito il secondo cappotto consecutivo, prima dalla Serbia ora dalla Cina vice-campione del mondo (25-21, 25-21, 25-16 lo score per le asiatiche), apparsa assai più costante e quadrata del sestetto azzurro, pronto quest’ultimo ad affidare tutto, gioco, servizio e schiacciate alla giovane Egomu che i suoi 19 punti li ha fatti. Male, distratte, deconcentrate le azzurre in ricezione, implacabili le cinesi in schiacciata e muro. Ora con le olandesi ci si gioca il tutto per tutto. E’ stata brava invece Sara Errani nel tennis a battere seccamente (duplice 6/2) la ceca Strycova ed accedere agli ottavi di finale del singolare femminile, dove incontrerà la diciannovenne russa Kasatkina, numero 27 del mondo, in un match da “fifty fifty” di probabilità di passare il turno. Nulla da fare invece per Paolo Lorenzi contro il forte spagnolo Bautista Agut: 7/6 6/2 il risultato per l’iberico. Restano così in lizza nel singolare maschile Andreas Seppi, opposto alla belva Nadal, e Fabio Fognini contro il francese Paire, n.32, non un grande giocatore ma senz’altro uno solido nel fisico, nel gioco e nella testa. Piuttosto le notizie buone (sulla carta) vengono dai tornei di doppio. Nel maschile sono saltate tre delle prime quattro teste di serie e Seppi-Fognini sono già ai quarti di finale avendo estromesso dal torneo gli idoli di casa, i brasiliani Bellucci e Sa, in rimonta. Perso il primo set 7/5 gli azzurri hanno pareggiato il conto di set e games e, nella terza frazione, sotto di un break 1-3, sono stati capaci di capovolgere completamente il match vincendo 5 giochi di fila. Soprattutto nell’ultimo, sul servizio di Seppi, proprio l’altoatesino ha trovato sul 30 pari il lungolinea del match point, capitalizzato da Fognini con una voleè alta di rovescio. Così tra la zona medaglie e gli azzurri ci sono i canadesi Nestor e Pospisil, due specialisti del doppio; partita durissima ma tutto può succedere. Anche la coppia Errani-Vinci non dovrà più vedersela con le sorelle Williams (eliminate per crampi e dolori di stomaco di Venus) in un ipotetico quarto, ma per approdarci le due azzurre “ritrovate” o presunte tali dovranno battere le cinesi Xu-Zheng, molto rodate e molto difficili da affrontare, per i chilometri che macinano in campo. Le premesse per far bene in entrambi i tabelloni ci sono tutte. Ma a volte non bastano. Ricordarsi dei pianti che si è fatto il serbo Djokovic insieme all’amico argentino Del Potro, il “Bruto” che lo ha pugnalato alle spalle come quattro anni fa nella finalina per il bronzo di Londra 2014; due tie-break e il numero uno del mondo ha lasciato i Giochi Olimpici ancora una volta a mani vuote, pur essendo il migliore. Ma non sempre vincono i migliori.
Andrea Curti
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