Nell’insulto alla vita non c’è etica, non c’è senso della bellezza, non c’è rispetto. Ma effrazione, stupro, violenza. Perché la nostra vita, quella degli occidentali, di 500 milioni di europei, non sia più la stessa. Epicentro del terrorismo in Francia, vittime senza distinzione di nazionalità. Il nostro lutto non aumenta perché ci sono o meno degli italiani. C’è un’etica contro un’altra, più che il cattolicesimo contro l’islamismo. Non c’è riconducibilità, dialogo che tenga contro la minaccia imprevedibile dei kamikaze. Ne sacrifica alcuni, sottomessi alla propria logica, per distruggerne cento mille. Impotenti e innocenti. A Nizza, come a Parigi, come in Bangla Desh. E non importa che l’Italia per ora non sia stata colpita, magra consolazione, il lutto è dentro di noi, nell’ombelico della nostra civiltà, grandiosamente e anonimamente devastata dal lutto. Non saremo più gli stessi anche se vogliamo gagliardamente e orgogliosamente continuare a vivere. Cosa cambia se ci isoliamo o continuiamo a frequentare raduni di massa? Siamo soggetti al caso, a una globalizzata roulette russa di cui siamo semplici ma non rassegnati spettatori. Il germe dell’odio viene da lontano ma l’esame di coscienza, come al solito riguarda la politica mite e ottusa. Una politica legata alle armi, ai soldi, ai giochi di potere: qualcosa che non riguardava le inermi vittime del terrorismo. Ma inutile aspettarsi pentimenti, a parte quello (tardivo) di Blair.
Daniele Poto
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