ROMA-nadal-djorgevicEra il match della giornata, forse del torneo, e non ha tradito le attese; il quarto di finale tra Djokovic e Nadal, rispettivamente uno e cinque del mondo, è stato emozionante nella sua alternanza di punteggio e di colpi, ed è durato ben due ore e ventiquattro minuti, benché il serbo se lo sia portato a casa in due soli set. Set quasi fotocopia uno dell’altro. Nadal si è trovato avanti in entrambi per 4-2, ma il break di vantaggio non è servito, anzi sotto nel punteggio Djokovic ha trovato la forza del campione di reagire alla grande mixato con un pizzico di fortuna che non guasta mai. Così nella prima frazione Nadal poteva addirittura trovarsi 5-2 se il numero uno della classifica non la annullasse con una risposta di dritto, balzando il serbo poi 6-5 prima di, alla quarta opportunità, strappare il servizio per la prima volta all’iberico chiudendo il set in favore grazie ad una voleè alta di dritto in acrobazia. Lo svolgimento del punto è da manuale del tennis perché Djokovic ha trasformato lo scambio da difensivo ad offensivo, riprendendo uno smash di Nadal. Nadal che però non si è perso d’animo ed ha breakkato il serbo ad inizio di seconda frazione, con Djokovic che incavolato nero, ha scagliato in terra più volte l’attrezzo da lavoro beccandosi un sacrosanto warning dal giudice di sedia. Lo spagnolo ha tenuto botta, 2-0, 3-1, 4-2 e 5-3. Poi l’imponderabile, col maiorchino che è andato a servire per il set e non è riuscito a capitalizzare neppure uno dei cinque set point a disposizione, in un game durato la bellezza di undici minuti. Nel tie-break poca storia: Djokovic si lancia verso il terzo titolo consecutivo (sarebbe il quinto a Roma) chiudendo la contesa con un rovescio lungolinea, ma sulla sua strada c’è il pericolo giallo, quel Nishikori 6 del mondo (ma è stato 4 l’anno scorso) in grado di regolare il giovane Thiem in un’ora e quaranta minuti di gioco non particolarmente spumeggiante. Dunque domani si giocherà il remake della semifinale della scorsa settimana a Madrid dove Djokovic vinse 6/3 7/6 sul nipponico. Intanto nella parte bassa del tabellone si sta facendo strada un certo Murray, numero 2 del torneo, che zitto zitto, pur non affrontando avversari di grido (Goffin è un buon giocatore ma certo non un fenomeno), è lì in semifinale, pronto a sbranare mister fortunello Pouille, il francese che, grazie al ritiro di Tsonga al primo turno e dell’argentino Monaco, ha guadagnato 177 mila euro (e tanti punti in classifica) giocando solo due partite su quattro. In campo femminile questa volta non ci sono state sorprese. In alto vola Serenona Williams che, nella rivincita di Miami, ha concesso solo due giochi alla russa Kuznetsova, stritolandola dopo 51’ di dominio netto. Per la numero 1 del mondo quindi in semifinale c’è la romena quasi 26enne Camelia Begu (peraltro anche in semifinale di doppio con la connazionale Niculescu) che ha piegato in un’ora e 46’ di gioco la mancina giapponese Doi, una piccolina mancina molto rapida negli spostamenti e con tremendi slice ad uscire col servizio da sinistra. In basso, l’altra semifinale è tra la spagnola Muguruza, tre del seeding, e la rivelazione americana Madison Keys, unica del poker finale ad aver peso un set. La Muguruza era spalla a spalla con la svizzera Bacsinszky e il primo gioco di dodici minuti ne testimoniava la tensione in campo. Poi al settimo game il break della svizzera ma immediato è stato il controbreak della spagnola, brava poi a dominare l’avversaria con la pazienza dei forti in due ore scarse di gioco. L’americana Keys, invece, era partita male contro la modesta ceca Strycova, trovandosi sotto 0-3 in men che non si dica; poi però la 21enne di Rock Island, numero 24 della WTA, ha ripreso in mano il match aggiudicandosi la prima frazione, ha sofferto il ritorno della ceca che ha pareggiato il conto dei set ma nel terzo ha preso il largo verso la sospirata semifinale.

Andrea Curti