SENATO 3ROMA-Il terrorismo globalizzato dell’Isis sconvolge le trame della politica nazionale ma non fa perdere di vista i  momenti fondamentali dell’agenda 2016. In particolare il popolo italiano è chiamato a rinsaldare, avvalorare, difendere, uno dei pochi presidi della democrazia rimasti su piazza, ovvero il referendum. La lezione di quello sull’acqua, rivelatosi un autentico plebiscito, con 26 milioni di connazionali decisi a difendere il bene pubblico, è un’ammonizione permanente per il futuro. Il referendum va votato, va difeso, va protetto. Occorre il quorum, occorre la volontà di contare. Di essere non solo clienti-consumatori-utenti-contribuenti (per la verità qualcuno si sente anche suddito) ma elettori-cittadini consapevoli e responsabili. Gli appuntamenti sono due. Ci si esprimerà sulle trivelle e sulla riforma costituzionale. Evidentemente non facciamo professione di voto ma ricordiamo che il si o il no saranno un’implicita approvazione o disapprovazione nei confronti del Governo che sul primo conto ha mostrato scetticismo e formalmente non ha preso posizione se non per ricordare il costo dello stesso (300 milioni) mentre sul secondo Renzi  è sceso in campo in prima persona dichiarandosi pronto alle dimissioni se la riforma sarà smontata dal popolo. Dunque la valutazione e l’impegno in gioco sono importanti. Se chi andrà a votare sarà minoranza, lo strumento del referendum riceverà un fiero e forse irreversibile vulnus per il futuro. Sarà bene rifletterci.

DANIELE POTO