Come polverizzare i record in due mesi: a Sinner è riuscita l’impresa, non solo di vincere per la prima volta in carriera gli Australian Open, ma anche di portare a casa da novembre ad oggi la Coppa Davis e una prova dello Slam, che mancava nella bacheca italiana dai tempi di Adriano Panatta, ovvero da quel fantastico 1976, quasi 48 anni fa considerando i mesi di differenza tra gennaio e giugno. Era il predestinato Sinner, e ora è quasi arrivato a dama: questo titolo lo consacra tra i grandi della racchetta, lo lascia numero 4 del mondo in classifica ma gli mancava lo Slam in bacheca e a 22 anni lo ha vinto, dando un segnale forte alla leadership di Djokovic, meno lontana in termini di punti ma in prospettiva a portata di mano, tra progressi tecnici e grande consapevolezza. E’ stata una battaglia contro Medvedev durata quasi quattro ore, in cui non si è visto gran tennis ma due contendenti che hanno dato tutto per vincere, E’ partito forte il moscovita: break al terzo gioco e al nono, 6/3 conseguente in suo favore. Stesso andazzo nella seconda frazione: Sinner si salva quattro volte dallo 0-2 ma deve capitolare al quarto game. L’allungo di Medvedev arriva sino al 5-1 poi Vagnozzi, coach attuale dell’altoatesino, urla al suo assistito “Prova a giocare in maniera diversa sulla sua seconda palla”. Come a dire, esci dal guado nel quale ti sei cacciato. E in effetti l’azzurro ha accorciato il gap, non è bastato per non concedere il set al russo ma la partita, da quel sesto gioco del secondo set, è letteralmente cambiata. Perché Medvedev, che aveva giocato tremendamente bene la prima ora e mezza di gara, non dando ritmo a Sinner, anticipandolo sistematicamente, scendendo a rete più spesso del solito, togliendosi dalle scaramucce da fondo campo che tanto piacciono all’azzurro, ha ceduto l’iniziativa in campo a Sinner, bravo ad aspettare il calo fisico inevitabile dell’uomo senza bandiera. La pazienza dell’altoatesino ha fatto la differenza: Medvedev ha iniziato a sbagliare più spesso, Sinner a fare il suo gioco speculare e redditizio, a tessere la sua ragnatela mortale di accelerazioni repentine e sistematiche. Fatto sta che il match appunto è girato. Sinner ha resettato i due 6/3 incassati ed ha iniziato la sua rincorsa verso l’impossibile. Il fiato corto, le gambe pesanti (anche per le sei ore in più in campo in questi Australian Open rispetto all’azzurro), i continui errori gratuiti hanno ridimensionato di brutto Medvedev e inevitabilmente fatto salire di livello Sinner; così, nonostante sul 4 pari 40.pari l’altoatesino si sia fatto sfuggire un “sono morto”, Sinner ha tenuta alta la concentrazione ed ha breakkato il russo al decimo game, complice anche l’abbandono del diritto da parte di Medvedev (quattro errori con lo stesso colpo nello stesso game, quasi incredibile a certi livelli). Incamerato il terzo set 6/4, Sinner ha preso fiducia mentre il suo avversario, come una candela, lentamente si è spento, arrivando in ritardo sullo scambio da fondo, con Sinner che comunque è stato bravo ad allungare le sue traiettorie e a muovere di continuo il russo. Si è quindi materializzato per Medvedev l’incubo australiano di due anni fa quando avanti due set a zero, 3 a 2 e 0-40, si è fatto rimontare dal re dei regolaristi, il fu Nadal. Sinner, nella quarta frazione, ha avuto l’ultima resistenza avversa solo nei primi game, o meglio nel secondo quando non è riuscito a capitalizzare la palla del 2-0, nel terzo quando, sotto 15-30, ha ribaltato la situazione in suo favore, e nel settimo quando ha dovuto annullare una pericolosa opportunità per il 4-3 moscovita. Di lì in poi match assolutamente in discesa: due break consecutivi, al decimo, quindi pareggio dei set, e al primo della quinta frazione, con un Medvedev ormai domo, tra vesciche ai piedi e una stanchezza oltre il limite che lo ha spinto al serve and volley, lui che non è proprio avvezzo ai gioco di volo. Il 6/3 è la logica conseguenza della vittoria del Robocop italiano a cui tecnicamente manca ancora qualcosa (l’eleganza nei gesti e l’uso incondizionato dello schiaffo al volo piuttosto che di una comoda volèe o lo smash), ma oggi contava vincere, e lo ha fatto con le sue armi in dotazione. Ben arrivato Sinner, ora restaci il più a lungo possibile, grazie. Come a dire: “Facce sognà”.

Andrea Curti