ROMA-Dopo l’eccitazione collettiva per la vittoria storica a Firenze contro il Sudafrica, l’Italrugby torna in mischia a Padova (ore 15, diretta in chiaro su DMax) per affrontare, nel terzo e ultimo test match del 2016, il quindici di Tonga, che nel ranking mondiale occupa la quindicesima posizione con 70.25 punti contro la tredicesima dell’Italia (74.23 punti). La vigilia di questa partita, considerata la più abbordabile del trittico novembrino, è però rovinata dalla squalifica internazionale inflitta a Capitan Parisse, fermato dalla Disciplinare per tre turni causa un contatto “piede-viso” accidentale in ruck giocando lo scorso 5 novembre a Bordeaux con il suo club, lo Stade Français. L’avvicendamento dell’insostituibile capitano azzurro è una bella gatta da pelate per il neo cittì irlandese Conor O’Shea, che ha deciso di affidare la maglia numero 8 all’italo-sudafricano van Schalkwyk, seconda linea in grado di firmare la prima meta azzurra contro gli Springboks (entrerà nel quindici di partenza anche Geldenhuys, rimasto fuori dai 23 nelle prime due partite). Sarà poi Simone Favaro, grande combattente, ad indossare la fascia di capitano al posto di Parisse. In ogni caso O’Shea predica calma e vuole un’Italia “con i piedi per terra e che dia prova di continuità”. La squadra – ha continuato il tecnico irlandese – sa che il viaggio è molto lungo e che sono le piccole cose fatte bene in partita a permettere di vincere. Nello sport oggi sei un eroe e domani puoi tornare nessuno. Noi lavoriamo duro, io spero che i giovani in Italia possano vedere in campo una squadra che lotta e giocatori che indossano con orgoglio ed emozione la maglia azzurra”. Per quanto riguarda gli avversari degli azzurri, c’è un solo cambio nel XV annunciato dal c.t. Tutai Kefu; rispetto alla vittoria per 20-17 sugli Stati Uniti di sabato scorso a San Sebastian (battuta anche la Spagna a Madrid 28-13), c’è un avvicendamento all’estremo, ovvero Tevita Halaifouna prende il posto di Telusa Veainu. Anche i tongani, forti soprattutto nel Seven (oro storico alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel rugby a sette), annoverano tra le loro fila diversi giocatori che frequentano i campionati più importanti, inglese e francese (l’ala Vainikolo, la seconda linea Jon Tu’ineau, il tallonatore Elvis Taione e il pilone Sila Puafisi) e neozelandese (l’imponente numero 8 Tevita Koloamatangi, il flanker Jack Ram e il pilone destro Siua Halanukonuka).
Andrea Curti
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