CqFrnWHWIAEnAEQA distanza di qualche giorno, ancora fa discutere quel “Roma – Inter” che, oltre alla gioia della vittoria, ha lasciato un po’ di amaro in bocca ai tifosi romanisti. Tifosi che – come ormai noto – si sono sentiti chiamare esplicitamente “pezzi di m…” da uno dei loro beniamini, dal loro capitano in seconda, Daniele De Rossi. Lo stesso Daniele che ha poi minimizzato nelle dichiarazioni post-partita, asserendo di non ricordare cosa avesse detto, quando, ahimè, il labiale era inequivocabile. Or bene, di fronte a tale gesto, così brutto quanto incredibile, si sono divisi i pensieri del tifo romano: c’è chi ha preso le parti del giocatore, definendo quell’insulto come espressione di un’esultanza rabbiosa e in quanto tale giustificabile, e chi invece ha ritenuto quelle parole assolutamente non pronunciabili da un calciatore verso i propri tifosi, che per quanto possano essere soliti a critiche, lo sono ancor più per gli elogi  smisurati nei confronti di chiunque vesta la maglia giallorossa. Ma la storia della Roma non è nuova ad episodi di questo genere. Basta tornare di poco indietro nel tempo e ricordare come Pjanic, si rivolse ai tifosi della Roma in una partita in casa contro il Sassuolo, con un gesto significativo quanto spiacevole, che poi il bosniaco eclissò dichiarando alle telecamere che era rivolto ai giornalisti. Oppure, andando ancora un po’ a ritroso, Marco Delvecchio che fece il gesto delle orecchie verso la curva, come a voler sentire ancora le voci di chi lo criticava per i gol mangiati.  Anche se questo potrebbe essere qualificabile come un gesto ironico, seppur provocatorio, volto più che altro a volersi riscattare per tutte le volte che poteva aver sentito fischi piuttosto che applausi; tanto è vero che poi divenne il suo modo di esultare ad ogni gol, soprattutto in occasione dei derby. Altra cosa è invece rivolgersi ai tifosi con determinate parole. E qui preme fare una considerazione. Per quanto ogni giocatore possa sentire la pressione dell’ambiente che lo circonda (e la maglia giallorossa è quella che sicuramente più pesa per antonomasia, poiché si riconosce che Roma sia una piazza molto difficile), per quanta rabbia agonistica, adrenalina e passione ci sia nel vivere ogni partita, nulla può giustificare un calciatore, qualunque esso sia, ad insultare i propri tifosi. Coloro che vivono di amore e passione verso la loro squadra e che, se anche alle volte si lasciano sfuggire una parola o una critica di troppo, anche questo fa parte del gioco. E non meritano certo un simile trattamento, tenuto conto soprattutto delle palesi diverse posizioni e dei rispettivi ruoli.

M. Chiara Mazzetta