È chiaro che la Lazio non è tornata a Roma da Riad con le ossa più rotte dell’undici di mister Mazzarri, perché tra la vittoria e una gara considerata scialba in termini di azioni da goal e tiri nello specchio, nonché priva di spunti creativi e di belle giocate si sono messi in mezzo unicamente quei pochi centimetri che hanno impedito alla Lazio di vincere e al Tati di volare alto in cielo per esultare assieme al Popolo biancoceleste a seguito di una segnatura da cineteca del calcio mondiale.
Infatti se è vero com’è vero che il bisontino argentino non è il classico centravanti da venti goal a stagione, lo è altrettanto che i suoi fatti o comunque tentati fino a oggi sono pur sempre colpi di classe cristallina; di una classe non coniugata con la necessaria fortuna che ahi noi necessita alla Lazio.
Una Lazio non certo bellissima da guardare, oltre che drammaticamente scarsa in ambiti di concretizzazione dovuta ad assai peggiore mancanza di gioco di spinta a centrocampo, che pertanto consegue in campo assai meno giocate vincenti rispetto a quanto meriterebbe di raccogliere, priva senz’altro di tutte le fortune del caso che anche col Napoli non ci hanno assistito, ma che ad ogni modo c’è da stare certi prima o poi ci capiteranno. E che cavolo!
E magari proprio a partire da Bergamo, dove la Lazio sarà chiamata a dare il centocinquanta per cento dovendo tra l’altro continuare a soccombere alle assenze, ma potendo contare sui sostituti che in cerca di una promozione o una conferma a titolari avranno modo per dimostrare il proprio valore e determinazione volta al conseguimento degli obiettivi, soprattutto sotto l’aspetto caratteriale.
Ovvero la nota più dolente di questa stagione che dopo le sfide contro Bayern e Juve in Champions e in Coppa Italia potrà guarire o speriamo di no, addirittura aggravarsi.
E tutto ciò non in base ai risultati ma a tutto quel che i ragazzi di mister Sarri saranno chiamati a mettere sia in campo che durante gli allenamenti, a dire quel luogo dell’anima in cui gli allenatori decidono chi giocherà la domenica e chi andrà in panca, in tribuna o a casa.
Stefano Lesti