L’ansia cresce fino a dilagare e a non essere più né contenibile né gestibile, si possono avere palpitazioni, sensazione di soffocamento, dolori al petto, nausea, sudorazione, tremori, brividi, vampate di calore accompagnati da un’intensa paura di morire o di impazzire. La prima volta che questo disturbo si presenta è ovviamente sia inaspettato che incomprensibile e non di rado si corre al pronto soccorso. In seguito gli attacchi possono diventare prevedibili e per proteggersi si instaura un meccanismo di ‘evitamento’ delle situazioni che lo potrebbero scatenare. Questa difesa tuttavia comporta una serie di gravi limitazioni della propria autonomia. Dopo i primi attacchi di panico infatti, ci si ritrova preda del timore di esserne assaliti da un momento all’altro; l’angoscia di un loro ritorno diventa una costante che ingenera un circolo vizioso. Si è schiavi della propria paura, soprattutto del pensiero che l’attacco di panico arrivi in situazioni da cui sarebbe difficile uscire, creando così momenti imbarazzanti. Una conseguenza frequente degli attacchi di panico è dunque l’agorafobia, ossia l’ansia relativa al trovarsi in luoghi e spazi aperti; in questi casi generalmente soltanto se si è accompagnati da una persona di fiducia si riesce a uscire di casa. Questo disturbo non solo turba l’equilibrio psicologico, ma crea anche grosse limitazioni pratiche sia nel quotidiano sia nella realizzazione dei propri desideri. L’essere schiavi della propria paura e il forte senso di frustrazione per l’essere dipendenti dalla presenza dell’altro possono alla lunga condurre alla depressione. Il panico è un’ansia straripante; normalmente l’ansia è un segnale di allerta che si attiva nei momenti di cambiamento e, se contenuta entro certi limiti, è funzionale alla risoluzione dei problemi. Nell’attacco di panico ci si ritrova invece immobilizzati fra ‘dove’ idealmente si vorrebbe essere e ‘dove’ effettivamente si è, incapaci di uscire dall’empasse. E’ probabile dunque che avvenga in momenti di stress legati ad eventi quali lutti, licenziamenti, malattie, separazioni, problemi economici o anche cambiamenti esistenziali quali il trasferimento in un’altra città, la fine di una relazione sentimentale o la fine di un ciclo di studi. Diversi approcci terapeutici si sono rivelati efficaci nel risolvere il disturbo, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia. L’importante è non sottovalutarne la gravità o pensare che si risolverà da solo col tempo; purtroppo il fattore tempo in questo caso ostacola la guarigione poiché tende solo a rinforzare e radicare il disturbo, peggiorandolo e sviluppando altre patologie associate. Nel caso si dovesse incorrere in un attacco di panico, la prima risposta efficace per contenerlo è respirare lentamente e profondamente, focalizzare l’attenzione su un fattore esterno che richieda un vostro ragionamento, e rilassarsi mentalmente mediante la certezza che sparirà nel giro di pochi minuti.
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