Torna il Six Nations di rugby all’Olimpico e torna il sold-out (tutto esaurito), cosa che il calcio di questi tempi si sogna di notte. La sfida tra Italia e Scozia, prevista sabato per le 15.30 in diretta e in chiaro su diretta DMAX e DeejayTV dalle 14.45 (con apertura straordinaria dei cancelli alle 13) è di quelle da leccarsi i baffi, vuoi per la possibilità dell’Italia di vincere una partita (forse l’unica), vuoi per la forza degli avversari, bravissimi nel mondiale inglese dello scorso settembre e sfortunati in avvio di questo Sei Nazioni. A vedere la classifica sembrerebbe un match tra le due più accreditate al cucchiaio di legno, certo è che sarà una vera battaglia e sarà la tenuta fisica a far la differenza, con gli scozzesi atleticamente assai ben preparati. Gli azzurri purtroppo non riescono a tenere per tutti gli 80’ di gara, tanto che sia con la Francia che contro l’Inghilterra sono calati alla distanza dopo almeno un’ora di buon rugby in tutte le fasi di gioco (forse nelle touches devono migliorare ancora, in mischia ci siamo). Quello italiano è un quindici che sta cercando un ricambio generazionale difficile rispetto alle altre nazioni per il fatto che il rugby in Italia non è lo sport nazionale; la nazionale attuale è un mix di vecchie volpi (capitan Parisse e Castrogiovanni in testa) e nuovi volti da “educare”, e i rientri di Morisi, Gheraldini, Zanni e Furno danno un certo affidamento, anche se l’infortunio di Canna sino all’ultimo terrà sul fiato sospeso il cittì transalpino Brunel. Nel ruolo di apertura, dopo Dominguez, non si è più visto un calciatore all’altezza, ma sia il ventitreenne beneventano che il ventiduenne vicentino Tommaso Allan (in via di guarigione) almeno assicurano un rendimento costante, e non è poco nel panorama generale. Anche Gori, il mediano di mischia, sta crescendo e pare l’unico in grado di poter raccogliere l’eredità di Troncon. Con le dovute proporzioni, ovviamente, la mediana azzurra si sta rivitalizzando.
Andrea Curti
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