“Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota / corro veloce per la mia strada”. Note indimenticabili quelle di Lucio Dalla dedicate ad uno dei più grandi piloti che la Formula Uno ci abbia potuto regalare. Su una delle sue strade Ayrton lasciò la vita, quella vita colma di successi e di riflessioni, di fantasie, di follie e di ribellioni verso un sistema, quello delle corse condizionato da giochi di potere e tanto altro ancora. Lucio Dalla dedicò al grande campione deceduto durante il Gran Premio di San Marino, era il 1 maggio del 1994, una canzone struggente dal testo ambiguo come se non si fosse trattato solo di un incidente ma probabilmente di una volontà estrema. Un modo per nascondere la cronaca nell’epica e raccontare invece il destino di una vita persa piuttosto che mettere la medesima in mano ad altri. Dalla in Ayrton (titolo del famoso brano), si convinse che, come tutti i grandi, anche Senna avrebbe pensato alla morte probabilmente dopo aver avvertito dei presagi, aver compreso che l’immortalità fosse solo un’illusione. Lucio ha sempre creduto che Senna prima di morire “”avesse piena consapevolezza del proprio ruolo e del fatto che lui, leader assoluto, non fosse figlio di Dio, nè tanto meno Dio stesso, ma solo uno che correva forte in macchina e non necessariamente benedetto dagli dèi. E forse Ayrton avrebbe potuto sentire il bisogno di semplificare, di chiedersi chi fosse e dove andasse, se sempre e solo verso lo stesso traguardo o verso qualcosa di più lontano, più bello, più terribile””. Quella morte comunque sconvolse il mondo intero e non solo quello della Formula Uno. A San Paolo per i funerali di Ayrton Senna scesero in strada tre milioni di persone, una cifra mai registrata per uno sportivo, non solo in Brasile. In un’intera nazione in lutto il quotidiano “Fohla” sfiorando la blasfemia titolò così:”Un eroe, per entrare nel mito deve morire come Gesù, come Ettore, come Che Guevara”. Probabilmente Ayrton Senna non fu un’eroe ma sicuramente fu un grande Campione in tutti i sensi!!!

MAURO CEDRONE